viaggiare dentro le valigie come metafora dei tempi


In una recente intervista Zayn Malik, il kebabbaro degli One Direction, ha rivelato che tutti i rumor a riguardo erano veri: Regina George, al secolo Taylor Swift, viaggia dentro le valigie per evitare i paparazzi.
Aiutata dalla sua corporatura a scopa secca, Taylor si piega comodamente dentro una Carpisa di taglia L per spostarsi comodamente da un punto all’altro senza incorrere in gente che vuole fotografarla a tutti i costi e carpirle una cattiveria su qualcuno (per quello c’è Twitter, anyway). Comoda proprio come un Bellsprout dentro una sfera Poké, Regina pare abbia persino una Jacuzzi e uno scannatoio dentro la valigia.
Ora, non ci interessa sapere se questa sia l’ennesima baggianata messa in piedi da Taylor stessa per poterne ridere durante una sua giornata tipo. Oppure se sia vero. Ma penso che sarebbe sempre più saggio metterci le cose dentro le valigie, una per una, sceglierle accuratamente, prendersi la briga di riflettere su quali scartare e farlo senza tornare indietro. Rendere la valigia sempre un po’ leggera, con uno spazio vuoto, ché in viaggio tanto ti comprerai un sacco di cose e poi non saprai dove metterle.
La valigia può anche strabordare, e potrebbe accadere di dovercisi sedere sopra per farla chiudere, ma alla fine vuoi mettere il senso di soddisfazione? E quando la signorina di Ryan non te la fa infilare in quel misurino da caffè che decide quali possono andare a bordo e quali no? Vabbè che non viaggio da quest’estate, ho sentito dire che ultimamente per capire che cosa puoi portarti dietro su un aereo devi fare un corso di aggiornamento alla regione.
Insomma, per fare una valigia ci vuole un minimo di impegno, di selezione. Si può anche decidere di infilarci quello che capita e portarsela dietro, ma fortunatamente è sempre possibile staccarsene, che la dimentichiate da qualche parte o che ve la perdano. Se ci tenete abbastanza, c’è un cartello col vostro nome, e se è destino vi tornerà dietro. Altrimenti imparerete dai vostri errori, la avvolgerete nel cellophane e la prossima volta ci inciderete sopra il nome a fuoco.
Viaggiare dentro una valigia, invece, è tutta un’altra storia. A parte la scomodità del procedimento, il fatto che sia buio e che credo proprio non si possa fumare. Ma soprattutto, se vi ci mettete dentro, nella vostra valigia resterà spazio solamente per una cosa: voi e voi stessi. E quello sarà tutto ciò che vi porterete dietro.

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Di popslut

Il neologismo puttan-pop nasce con popslut, e qui trova la sua teorizzazione e il suo osservatorio privilegiato. Con puttan-pop si intende quella branca del pop, inteso come showbiz (quindi musica, cinema e qualsiasi altro tipo di arte) che ha tra i suoi ingredienti il culto del personaggio e qualsiasi forma di sgualdrinaggine, reale o simulata, come ingrediente e veicolo. Il puttan-pop non è solo questione di musica, ma anche e soprattutto quello che ci gira intorno: una sgualdrina pop (donna o uomo che sia) è un mondo a parte fatto di video musicali, servizi fotografici, fan impazziti, e soprattutto gossip. I tabloid contemporanei sono un po’ quello che erano i boia ai tempi delle esecuzioni capitali sulla pubblica piazza: sacrificano queste star pop per il divertimento del popolo, sbattendo la loro vita privata in copertina, spesso diventando complici del loro successo. Il tutto è talmente imputtanito che spesso le vittime si alleano coi carnefici, facendo dei pettegolezzi che le riguardano uno stratagemma per non finire nel dimenticatoio.

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