twitter “cancella” doja cat con prove schiaccianti di razzismo, omofobia e chat inquietanti

A quanto pare su Twitter non ce la si può fare: almeno una volta al giorno qualcuno deve essere cancellato. Ecco perché ieri è diventato trend topic (di nuovo) un hashtag che personalmente non avrei mai voluto vedere: #DojaCatIsOverParty. Ora direte voi, che cosa avrà mai fatto la dolce e innocente Doja Cat, a parte aver portato alla numero uno una canzone prodotta dalla nefasta nemesi di Kesha, Dr. Luke (parlo di Say So), e poi non aver mostrato le tette come aveva promesso?

Semplice: pare che con il favore delle tenebre (TM) la nostra Doja sia una fervida frequentatrice di forum e chat bazzicate da individui maschi e bianchi della destra alternativa e/o da incel. Gli incel, come forse qualcuno di voi saprà, sono coloro che (da Wikipedia) “non riescono a trovare un partner sessuale, nonostante ne desiderino uno, in quanto ritengono di essere rifiutati perché non attraenti”. Costoro si riuniscono su 4chan, Reddit, Twitter, forum a tema vari per parlare tra loro, e se avete visto anche un solo servizio a riguardo sapete che è una “sottocultura” abbastanza discussa i cui membri talvolta si lasciano andare a comportamenti o discorsi violenti.

La Gattona, già colta in passato ad esternare bizzarri sentimenti razzisti e sessisti, è stata messa in mezzo con prove evidenti di quello che dice insieme con i suoi nuovi amici bianchi e problematici. In un video fuma una Juul mentre volano in tutta la chat le parole più dolci e disparate, da quella con la N a un sempre gradevole “faggot”, mentre Doja (24 anni, padre nero e madre ebrea) se la ride della grossa e fa sapere che detesta il colore della sua pelle. Uno di questi summit online tra cervelli di spessore con Doja come guest star, addirittura, pare che risalga a meno di una settimana fa.

Ma non basta, perché la polizia di Internet, nell’ufficio preposto agli Over Party che tanto vanno di moda, ha ritirato fuori anche un brano inciso in gioventù da Doja. La preziosa canzone in questione si chiama Dindu Nuffin, termine che nel colorito mondo della destra estremista internettiana serve a descrivere con ironia non empatica le vittime afroamericane degli attacchi della polizia. Altre tracce dal passato di Doja includono: prese per il culo a persone disabili, l’utilizzo indiscriminato di termini omofobi, qualche commento infelice sugli Indiani, e chi più ne ha più ne metta. Indubbiamente, che siate a favore o meno di questa bizzarra cultura della “cancellazione”, la Doja parrebbe proprio una talentuosa rapper di etnia mista con qualche vago problema di accettazione. Ma soprattutto, una gran voglia di passare le sue ore online in compagnia di gente creepy.

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Di popslut

Il neologismo puttan-pop nasce con popslut, e qui trova la sua teorizzazione e il suo osservatorio privilegiato. Con puttan-pop si intende quella branca del pop, inteso come showbiz (quindi musica, cinema e qualsiasi altro tipo di arte) che ha tra i suoi ingredienti il culto del personaggio e qualsiasi forma di sgualdrinaggine, reale o simulata, come ingrediente e veicolo. Il puttan-pop non è solo questione di musica, ma anche e soprattutto quello che ci gira intorno: una sgualdrina pop (donna o uomo che sia) è un mondo a parte fatto di video musicali, servizi fotografici, fan impazziti, e soprattutto gossip. I tabloid contemporanei sono un po’ quello che erano i boia ai tempi delle esecuzioni capitali sulla pubblica piazza: sacrificano queste star pop per il divertimento del popolo, sbattendo la loro vita privata in copertina, spesso diventando complici del loro successo. Il tutto è talmente imputtanito che spesso le vittime si alleano coi carnefici, facendo dei pettegolezzi che le riguardano uno stratagemma per non finire nel dimenticatoio.

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