Carissima Britney,
non ricordo esattamente con chi tu stia al momento, perché confesso negli
ultimi tempi mi sono un po’ distratto, e poi ho pensato che a forza di farmi i
cazzi degli altri non mi stavo facendo per nulla quelli miei. Come dire, è
successo un po’ come in quell’episodio che è riportato nel testo sacro
Mochaccino 10;17-23: “Ed Ella uscì dalla
stanza di motel, e aveva in faccia il terrore di sette bestie di fuoco che
gorgogliavano nel ventre della Terra, assetate di sangue e morte. E scese quasi
ruzzolando le scale, e gli uomini empi la fotografarono rubandole l’anima. E
tutto quello che fu riportato di quell’episodio sulle Tavole della Legge del
giorno dopo, aka i tabloid, fu: Britney Spears esce di casa con la maglietta
sporca di sugo. E subito sotto all’articolo, il Demonio aveva messo una
pubblicità del Gran Ragù Star Extra Sapore”.
possa capire meglio, io e te. Tu che hai cercato il Paradiso tutta la vita, per
trovarlo in un posto con le gondole di plastica. Io che il mio Paradiso non ho
capito ancora benissimo dove sia, ma ringrazio il Dio Starbucks per non avere
bisogno di dover pagare 1500 dollari per essere nella stessa stanza con te a
terrorizzarti, quando posso farlo comodamente davanti a una tastiera. Sono
stato un tuo accanito fan, Santissima, e di questo mi pento e mi dolgo. Ti ho
idolatrato come un oggetto quando avrei dovuto capire che io e te eravamo molto
più simili di quanto una extension messa male potesse lasciar intendere. Oh,
quante extension messe male ho avuto io, in vita mia.
nella quale ero proprio convinto, come te quando sei andata a cantare live da
Pippo Baudo. E insomma, ero proprio felice, e a un certo punto credo di aver
capito che cosa provassi tu mentre parlavi di viaggi nel tempo mangiando le
Cipster: perché m’è venuta una gran voglia di andare ad abbracciare una mucca a
caso senza pensare che quella, giustamente, mi avrebbe incornato. Ma non è di
questa storia che voglio parlarti, quanto della terribile sofferenza che mi
accompagnava in tale momento di giubilo in totale connessione con la Natura.
Come diceva una vecchia signora che ti ha molestato in passato: “There’s a certain satisfaction, in a little
bit of pain”. Ecco, la mia pena era la nostalgia degli Oreo. Gli Oreo,
quello ying yiang, ilang ilang, o come cacchio si dice, quello squarcio di
bianco latte racchiuso tra due pianeti anti-galileiani scuri come l’abisso del
colesterolo. La stoica rinuncia a cadaveri e derivati mi aveva privato della
gioia degli Oreo, ma questa scelta mi rendeva forte della mia risolutezza,
Britney. Oh, del resto anche tu un periodo sei stata convinta di poter
sopravvivere solamente ingerendo Red Bull. Se il mondo continuava a sputarmi in
faccia, io pensavo: “Fate pure, ‘ste grandissime ceppe. Se posso vivere senza
Oreo, allora non mi serve nessuno”.
la notte, davanti al frigo, mentre mangi le tue alette di pollo fredde
intingendole nel guacamole allo Xanax. Non voglio nemmeno criticarti per le
padellate di formaggio fuso che tuo padre ti prepara secondo la classica
ricetta di Kentwood. Il veganesimo però, ne converrai, è una roba moralmente
altissima che solamente chi riesce a rinunciare a qualcosa vivendo la rinuncia
come un dono può compiere senza errori. Insomma, da Ghandi in su. Non so che ne
pensi tu, Britney, ma se usi il veganesimo come un’arma contro gli altri esseri
umani be’, lo stai facendo male. Io, nel mio delirio di immedesimazione in un
Indiano che andava in giro solo con uno straccetto addosso, ero convinto di
essere a quel livello, senza rendermi conto di non avere il fisico per stare in
mutande anche nelle occasioni di gala. Ma gli Oreo? Gli Oreo, cazzo, erano
tutto quello che desideravo. Più di un Big Tasty, più di una cheesecake, più di
uno shottino di strutto.
di proteine animali camuffandola in ascetismo, presi in mano una confezione di
Oreo Double Stuff che avevo comprato per un amico, che ne aveva trangugiati due
lasciando il resto del coacervo di derivati animali sul tavolo. Leggevo e
rileggevo attentamente gli ingredienti come se fossero il bugiardino di un
antipsicotico, per cercare di trovare conferma in quelle poche righe di tutto
il male al quale stavo rinunciando controvoglia. Lecitina di soia. Rinunciare a una bistecca? Niente di più facile,
la bistecca non mi è mai piaciuta. Amido
di frumento. Già da piccolo, sentivo il vomito gorgogliarmi alla gola se
vedevo qualcosa nel piatto che avesse delle ossa attaccate. Carbonato acido di potassio. Ma gli
Oreo, che cosa mi avevano fatto di male se non aderire a un programma mondiale
di sfruttamento delle risorse animali e vegetali che stava distruggendo
l’ecosistema? Sciroppo di glucosio-fruttosio.
Da grandi poteri, del resto, derivano grandi responsabilità: un po’ come quando
Selena Gomez ha subito quel tremendo attacco terroristico a Londra sotto
Natale, ricordi Britney? Può contenere
tracce di latte. Qui mi sono un attimo impanicato. Quando si parla di
tracce, devi sapere che anche per i vegani più rigidi si apre lo squarcio del
compromesso. Il fatto che un alimento possa contenere tracce di latte e uova
non vuol dire che stiamo parlando di un Frappuccino, che nelle pubblicità
sembra essere uscito direttamente da una mucca che si è impegnata molto, ma in
realtà di naturale contiene poco. No, vuol dire che quell’alimento è stato
fatto in una fabbrica nella quale si producono anche cose che contengono latte
e/o uova. Non si può essere rigidi su questo, tu mi capisci, anche perché
sarebbe come cercare una sgualdrina pop che non abbia duettato con Nicki Minaj.
Ah, già. Lady Gaga. Lady Gaga deve sempre rovinare tutto.
rinunciando agli Oreo, e quelli erano tornati da me trasformati in un perfetto
biscotto vegano. Gli Oreo vegani, come a dire Rihanna vergine. Il mio cervello
ha vorticato per un attimo sull’orlo dell’abisso. Avrei potuto impazzire, ma
invece ho scelto la vita: ho squarciato il pacchetto e ne ho ingurgitati
quattro insieme, e ti ricordo che erano Double Stuff. Saresti stata fiera di
me. Da quel giorno, per me quello è stato il miracolo degli Oreo vegani. Avevo
quasi paura a dirlo in giro, perché ero convinto che se ne avessi fatto parola
con qualcuno la parola LATTE sarebbe ricomparsa in quella lista di ingredienti
misteriosi e in continuo mutamento. Qualcuno potrebbe dire: “Cristiddio, gli
Oreo sono sempre stati vegani ma tu non lo sapevi, e questo non toglie che
siano i biscotti più chimici del mondo, e comunque una cosa buona avevi fatto,
chiudere ‘sto blog di merda, e sono venti minuti che stai ciarlando sul
niente”. Io compatisco il vostro materialismo. Se non iniziate a credere nei
miracoli, il vostro junk food continuerà a rendervi sempre tristi, arrabbiati e
perennemente intenti ad apparire come non siete su Instagram. Diglielo un po’,
Britney!
parlare più di me che di te, ma chi sono io per decidere dove finisco io e dove
inizi tu? E poi, mentre ti scrivevo, mi sono ricordato con chi stai adesso: il personal
trainer gonfio e bono col nome mediorientale, che a tratti sembra pure
intelligente. Quello di mediorientale non ha solo il nome, te lo dico io. Non a
caso ultimamente hai un sorriso da orecchio a orecchio, bella mia. Non ho
capito, avresti anche voglia di lamentarti?
Auguri, mia Britney. Questa volta, dal più profondo
del cuore.