sex and the city 2: e finalmente, la recensione


Che cosa ha reso Sex And The City un fenomeno di costume, prima ancora che una delle serie di maggior successo della storia della TV? Nulla che, secondo un occhio poco attento, abbia a che fare con quattro donne che parlano di sesso senza inibizioni e vestono abiti favolosi. Questa, nonostante la facciata scintillante, non è mai stata la vera essenza della creatura di Darren Star. In novantaquattro episodi, Sex And The City ha regalato a milioni di spettatori in tutto il mondo un nuovo punto di vista sulle donne, sull’amicizia, sulle relazioni. Ha nascosto nel glamour e nei lustrini molta più verità di quanto si possa immaginare, riuscendo sempre a trovare miracolosamente il perfetto punto di equilibrio tra forma e sostanza. Tutto questo si era perso irrimediabilmente due anni fa, con l’uscita del primo film cinematografico tratto dalla serie. Allora, però, c’era un motivo che non fosse meramente commerciale per far tornare Carrie e compagnia su uno schermo: qualche spettatore, nonostante il finale in TV fosse stato acclamato e apprezzato, era curioso di sapere che fine avessero fatto le protagoniste e i loro amori. Ora, due anni dopo, il motivo dell’uscita di Sex And The City 2 ci risulta piuttosto oscuro…

Il resto della recensione (e il voto) è qui. E rendo noto che niente e nessuno può prepararvi alla mestizia gaya che troverete in Sex And The Gerontocomio 2, da venerdì al cinema.

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Di popslut

Il neologismo puttan-pop nasce con popslut, e qui trova la sua teorizzazione e il suo osservatorio privilegiato. Con puttan-pop si intende quella branca del pop, inteso come showbiz (quindi musica, cinema e qualsiasi altro tipo di arte) che ha tra i suoi ingredienti il culto del personaggio e qualsiasi forma di sgualdrinaggine, reale o simulata, come ingrediente e veicolo. Il puttan-pop non è solo questione di musica, ma anche e soprattutto quello che ci gira intorno: una sgualdrina pop (donna o uomo che sia) è un mondo a parte fatto di video musicali, servizi fotografici, fan impazziti, e soprattutto gossip. I tabloid contemporanei sono un po’ quello che erano i boia ai tempi delle esecuzioni capitali sulla pubblica piazza: sacrificano queste star pop per il divertimento del popolo, sbattendo la loro vita privata in copertina, spesso diventando complici del loro successo. Il tutto è talmente imputtanito che spesso le vittime si alleano coi carnefici, facendo dei pettegolezzi che le riguardano uno stratagemma per non finire nel dimenticatoio.

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