In Italia funziona così: qualcosa esiste solo se ne parla Chiara Ferragni, o al massimo suo marito, o al massimo direttamente il piccolo Leone. Ecco perché, dopo che la Chiarissima ha inforcato i social a difesa di Santa Spears, lo Stivale ha scoperto improvvisamente che noi Spearsanisti stiamo da mesi combattendo per la liberazione di Britney con il movimento per la giustizia più importante degli ultimi secoli. Il #Freebritney è diventato tendenza Twitter in Italia, e ieri persino il TG1 ha dedicato un servizio, un intero servizio, all’argomento.
Devo dire che questo servizio lo avrei potuto mettere insieme anche io con Windows Movie Maker dal cesso, e magari all’inizio del 2019. Il TG1 ignora che Papà Spears non è più il detentore della custodia legale della figlia, amaro compito assolto oggi dalla perfida Jodi Montgomery. Ma è un buon segno: anche nel nostro paese si tocca finalmente il tema sociale più caldo e importante del momento. Anche Repubblica ha ripreso la notizia, raccontando questa volta la miccia che ha fatto esplodere l’interesse sulla questione: l’intervento di Ferragni.
Ora che anche le casalinghe di Voghera sanno che Santa Spears è prigioniera, sommato al fatto che ormai Starbucks è una realtà anche nel nostro paese (io però sto aspettando l’apertura a Roma eh, giusto per ricordarlo al signor Frappuccino), le cose andranno sicuramente meglio. Certo, entrambi i servizi tralasciano colpevolmente alcuni dettagli chiave: una petizione rivolta direttamente alla Casa Bianca ha preso forma negli ultimi giorni per rendere effettivo il processo di liberazione della Santa, innanzi tutto. Seconda cosa, finalmente la mamma della Santa, la pazzesca Lynne Spears, ha recentemente dichiarato di avere piene le ovaie della situazione e voler mettere mano lei sul patrimonio della figlia anziché farlo controllare da degli estranei. Il tutto in vista della prossima udienza in tribunale sulla faccenda, prevista per il 22 luglio dopo un rinvio causa Covid. E dopo il TG1, mi aspetto uno specialone di Un giorno in pretura.