Finalmente è successo: tempo due video e una performance, Lady Germanotta ha accannato l’estetica anime sci-fi del pianeta Chromatica ed è tornata in full mood “I’m an Artist”, regalandoci un video concettuale e ispirato che ha senz’altro reso Marina Abramovic fiera di lei come quando strillavano insieme nei boschi. Io, francamente, non restavo colpito così da un video da un bel po’ di tempo: non solo la canzone è la mia preferita di tutto l’album, ma il clip è un fottutissimo capolavoro.
Tuttavia, quando oggi, domani e nei prossimi giorni vi troverete a commentare con gli amici il nuovo video di Gaga, vi servirà qualcosa di più di “era tutto un sogno” o “ha copiato Bedtime Story di Madonna”, ma non vi preoccupate: ci sono qua io per farvi fare bella figura e sviscerare la cascata di citazioni, riferimenti, collegamenti e bizzarrie di questo lavoro. In primis, il “minifilm” di 911 è stato realizzato dalla Stefani col regista Tarsem Singh, che ha iniziato la sua carriera dai film musicali (Losing My Religion dei REM, non robetta) passando poi all’iconico e visionario The Cell con J.Lo e il Biancaneve con Julia Roberts, giusto per citarne due.
Singh torna ai video musicali dopo 26 anni per una ragione: mettere in scena l’omaggio definitivo a Il colore del melograno di Sergej Iosifovič Paradžanov, del 1969. Il film sovietico, che ancora oggi nei circoli cinofili più spocchiosi è considerato uno dei lungometraggi migliori della storia, è quello più citato nel video di 911. Le similitudini sono visive e concettuali, e alcune inquadrature sono riprese in modo piuttosto diretto.
The Color of Pomegranates (1969)
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911 – Lady Gaga (2020) | The Color of Pomegranates – Sergei Parajanov (1968)#911video pic.twitter.com/EG2n27yUZL
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Il film, come potete intuire anche dal trailer, è piuttosto criptico e con pochissimi dialoghi, e parla della vita del poeta del diciottesimo secolo Sayat-Nova. Ma è solamente una delle numerose citazioni cinematografiche che Lady Chromatica e Singh hanno infilato in 911. Anche il western del 1970 El Topo di Alejandro Jodorowsky è una grande fonte di ispirazione, così come La montagna sacra sempre dello stesso regista, Otto e mezzo di Fellini e anche un pizzico di The Cell con il premio Oscar Jennifer Lopez. Il video contiene pure citazioni letterarie, già dal testo della canzone che come già sappiamo da Gaga parla di antipsicotici e salute mentale: “Keep my dolls inside diamond boxes” è una citazione diretta di La valle delle bambole, romanzo di Jacqueline Susann (con relativo film di Mark Robson) dove le bambole sono le pillole.
Lady Gaga 911 Music Video (2020) // Federico Fellini 8½ (1963) pic.twitter.com/a9fhRGcD3W
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Per il resto, il video esplode in un crescendo di surrealismo fino a rivelare il twist finale: tutto succede nella testa di Stefani che ha avuto un incidente mentre se ne andava in bici a (o stava tornando da?) un leggerissimo festival di cinema armeno. Gli elementi della realtà diventano la visione pre-morte con ritorno di Gaga, compresa la marchetta ai televisori LG. Più in generale, il concetto interessante è il punto di vista sul modo in cui il cervello può distorcere le cose all’interno (e all’esterno) della mente. Nell’ultima parte del video, sogno e realtà si fondono svelando i misteri del viaggio surreale di Lady Chromatica.
E per quanto riguarda il fashion? Manco a parlarne, Gaga si è divertita come una bambina in un negozio di caramelle e ha lavorato a una serie di costumi creati ad hoc insieme con l’inseparabile Nicola Formichetti e la stilista Marta del Rio. Costoro hanno chiamato alla corte della Haus of Gaga una serie di nuovi designer per creare i look onirici del video: Johannes Warne (il vestito di apertura), Diego Montoya (il vestito trasparente), Karina Akopyan (top e gonna rossi), i cappelli folli di Lance Moore. E alla fine, c’è anche un Alexander McQueen quando Gaga sta per risvegliarsi dalla sua visione. Per tutti i dettagli, potete leggere un interessante articolo di Vogue a riguardo.
Insomma, per quanto mi riguarda un dieci e lode a Gaga e a tutta la baracca per aver tirato fuori un video intelligente, visivamente eccezionale, pieno di significati e citazioni e persino zero palloso. I tempi in cui Gaga si reputava in grado di fare tutto da sola e partorire disastri come i centosedici minuti del video di Marry The Night sono decisamente passati, e ora lo possiamo dire senza riserve: “She’s an Artist”.